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New Orleans e Las Vegas i due attentati sono connessi?


Il veterano dell’esercito che ha guidato un pick-up contro la folla poco dopo i festeggiamenti per il Capodanno a New Orleans secondo le ultime dichiarazioni dell’FBI avrebbe agito da solo. E contrariamente a quanto è stato sostenuto fino ad oggi non sarebbe stato ispirato a nessun gruppo islamico. L’FBI ha anche rivelato che l’uomo, Shamsud-Din Jabbar, cittadino americano del Texas, aveva pubblicato ben cinque video sul suo account Facebook nelle ore precedenti l’attacco, in cui dichiarava il suo sostegno al gruppo militante anticipando la violenza che avrebbe presto scatenato nel famoso quartiere francese. “Questo è stato un atto di terrorismo. È stato premeditato e un atto malvagio”, ha detto Christopher Raia, vicedirettore aggiunto della divisione antiterrorismo dell’FBI, definendo Jabbar “ispirato al 100%” dallo Stato islamico.

L’attacco lungo Bourbon Street ha causato la morte di 14 partecipanti, numero che comprende anche il decesso dello stesso attentatore che è stato colpito a morte in uno scontro a fuoco con la polizia. Un triste episodio che mette a nudo quella che i funzionari federali hanno avvertito essere una minaccia terroristica internazionale in ripresa secondo alcuni a causa dell’imminente insediamento dell’amministrazione del presidente eletto Donald Trump. Non è ancora chiaro se ci sia un collegamento tra ol Tesla Cybertruck esploso davanti al Trump International Hotel di Las Vegas e l’attentato contro la folla a New Orleans il giorno di Capodanno. Secondo quanto riferito da alcune fonti a Denver7 Investigates, alla guida del pick-up esploso c’era Matthew Alan Livelsberger, un militare dell’Esercito di stanza in Germania che era tornato in licenza in Colorado, e che per un periodo ha prestato servizio nella stessa base militare di Shamsud-Din Jabbar, il terrorista che con la sua auto ha ucciso almeno 15 persone in Bourbon Street.

Le coincidenze però sono tante. La prima riguarda il fatto che i due abbiano servito in Afghanistan contemporaneamente. Un’altra coincidenza su cui stanno lavorando gli inquirenti è il fatto che entrambi hanno affittato i veicoli usati per gli attacchi con la stessa app Turo, che permette di affittare auto direttamente da proprietari privati. In una dichiarazione, un portavoce della società ha tuttavia affermato che “nessuno dei due sospettati aveva precedenti penali che li potevano identificare come una minaccia per la sicurezza”. “Le forze dell’ordine”, aveva detto in precedenza il presidente Usa Joe Biden, “stanno indagando sull’esplosione del veicolo Tesla “anche per capire se c’è un possibile collegamento con l’attacco a New Orleans” costato la vita a 15 persone.

Fbi: “Per ora non c’è collegamento definitivo, ma non escludiamo niente”

“A questo punto non c’è un collegamento definitivo tra l’attacco qui e quello a Las Vegas”, ha detto però, nella conferenza stampa oggi a New Orleans, il vice assistente direttore dell’anti-terrorismo dell’Fbi Christopher Raia, sottolineando che entrambe le indagini sono “alle prime fasi”. “Come voi sapete c’è un’indagine dell’Fbi in corso anche a Las Vegas” , ha poi ricordato Raia, “noi stiamo seguendo ogni possibile pista e non escludiamo niente”. Per Biden invece al momento non ci sono prove”. ”Al momento non ci sono prove che i due attacchi” delle scorse ore ”siano in qualche modo collegati tra loro”, ha confermato quindi il presidente degli Stati Uniti. Gli investigatori “stanno indagando su eventuali connessioni nazionali o straniere che potrebbero essere rilevanti per l’attacco” a New Orleans, ha aggiunto spiegando che l’aggressore ”aveva un detonatore a distanza nel suo veicolo per far esplodere” due bombe. “L’Fbi mi ha informato che, al momento, non abbiamo informazioni sul coinvolgimento di nessun altro nell’attacco”, ha aggiunto. “Hanno stabilito che l’aggressore è la stessa persona che ha piazzato gli esplosivi nelle ghiacciaie in due luoghi vicini nel Quartiere Francese, solo poche ore prima di speronare la folla con il suo veicolo”.

Militare alla guida della Tesla forse si è suicidato, chi era

Nell’esplosione di fronte alla Trump Tower di Las Vegas, avvenuta nella notte di Capodanno, Matthew Alan Livelsberger è rimasto ucciso e altre sette persone sono rimaste lievemente ferite. I familiari dell’uomo hanno riferito alla Cnn che la moglie del militare non aveva notizie del marito da giorni e hanno confermato che l’uomo aveva affittato l’auto. L’uomo è stato trovato con una ferita d’arma da fuoco alla testa, ha annunciato lo sceriffo di Las Vegas Kevin McMahill. ”Abbiamo scoperto, grazie all’ufficio del medico legale, che l’individuo aveva riportato una ferita da arma da fuoco alla testa prima dell’esplosione del veicolo”, ha detto lo sceriffo precisando che potrebbe essere morto suicida. Una pistola è stata trovata all’interno dell’auto e una seconda ai piedi dell’uomo, ha spiegato ancora lo sceriffo. All’interno della Tesla, oltre alla pistola sono stati trovati un passaporto, un documento d’identità militare, un iPhone e uno smartwatch, ha detto McMahill. Il documento d’identità e due tatuaggi sul corpo dell’autista “forniscono una forte indicazione” che fosse Matthew Livelsberger l’autista, anche se l’identificazione formale non è ancora stata effettuata, ha aggiunto lo sceriffo. Livelsberger aveva 19 anni di carriera militare alle spalle nelle Special Force dell’Esercito. Il 37enne del Colorado era infatti entrato nel gennaio del 2006 nei Berretti Verdi come specialista di comunicazione, diventando poi operation manager e sergente nel febbraio del 2023.

Stando al suo profilo Linkedin, l’ultimo incarico risale al novembre scorso come Remote and Autonomous Systems Manager per l’Esercito. Secondo Cbsnews, Livelsberger era in servizio in Germania – nel 10Th Special Force Group, precisano fonti della Cnn – ed era rientrato in licenza in Colorado. Secondo il suo profilo sui social, Livelsberger si era laureato con lode alla Norwich University in Vermont in Studi strategici e di difesa, ed aveva ottenuto un riconoscimento dal dipartimento di Stato per il suo impegno e lavoro per il coordinamento tra agenzie. Mentre era militare ha mostrato attenzione per i problemi umanitari, in particolare durante l’anno in cui ha servito in Afghanistan nel 2010, lo stesso periodo in cui era stato inviato nel Paese Shamsud-Din Jabbar, il responsabile dell’attacco di New Orleans. “Fornire assistenza umanitaria continua ad essere uno dei pochi approcci per acquistare la credibilità e la lealtà del popolo afgano e credo che contribuisca al nostro successo sul terreno”, dichiarava, appena 22enne, in un’intervista ad un giornale dell’Ohio, stato in cui era nato.



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