Oggi il presidente Trump ha firmato la grazia per 23 manifestanti pro-life precedentemente condannati dai procuratori del Dipartimento di Giustizia di Biden in base a una legge del 1994, la Freedom of Access to Clinic Entrances, utilizzata per perseguire coloro che attaccavano le cliniche per l’aborto e i centri per la gravidanza pro-life.
Una data scelta non a caso tenuto conto che il 24 gennaio è la vigilia della March for Life annuale ossia la grande protesta anti-aborto che si svolge a Washington per celebrare l’anniversario della sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema del 1973. “Non avrebbero dovuto essere perseguiti”, ha detto Trump in un discorso dall’Oval Office. “Molti di loro sono persone anziane. Per me è un grande onore firmare questo documento”. Trump Il neo presidente ha poi definito “ridicoli” i procedimenti penali contro i manifestanti. A dare il via al procedimento di grazia il senatore repubblicano del Missouri Josh Hawley che alcuni giorni fa aveva chiesto scrivendo dei post via Social a Trump di graziare gli attivisti. “Spero che il presidente Trump perdoni presto i prigionieri pro-life ingiustamente incarcerati e presi di mira dall’amministrazione Biden”, ha scritto Hawley sui social media. I sostenitori del diritto all’aborto hanno criticato duramente la grazia concessa a Trump, in quanto prova della sua opposizione all’accesso all’aborto, nonostante abbia sempre cercato di percorrere una via di mezzo nella campagna elettorale tra gli alleati anti-aborto e la maggioranza degli americani che sostengono il diritto all’aborto. “Donald Trump durante la campagna elettorale ha cercato di avere entrambe le cose, vantandosi del suo ruolo nell’annullamento della sentenza Roe v. Wade e dicendo che non avrebbe preso provvedimenti sull’aborto”, ha detto Ryan Stitzlein, vicepresidente delle relazioni politiche e governative per l’organizzazione nazionale per i diritti all’aborto Reproductive Freedom for All. “Non abbiamo mai creduto che quello che diceva fosse vero e questo ci dimostra che avevamo ragione”. La presidentessa della SBA Pro-Life America, Marjorie Dannenfelser, riporta AP, ha ringraziato Trump per aver “mantenuto immediatamente la promessa” di perdonare i manifestanti, sostenendo che le loro azioni penali erano politiche. Il gruppo legale Thomas More Society invece ha sostenuto che gli imputati del FACE Act da loro rappresentati erano stati “ingiustamente imprigionati” inviando una lettera a Trump. Il gruppo aveva assicurato agli imputati che Trump avrebbe esaminato i loro casi e li avrebbe perdonati quando fosse entrato in carica, secondo la lettera. E così è stato. “Oggi, la libertà risuona nella nostra grande nazione”, ha rimarcato Steve Crampton, avvocato senior della Thomas More Society, aggiungendo: “Quello che è successo loro non potrà mai essere cancellato, ma i condoni di oggi sono un enorme passo avanti verso il ripristino della giustizia”.
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