di Joey Miller
Oggi i leader libanesi, poco prima dell’arrivo del presidente francese Emmanuel Macron, in visita ufficiale a Beirut, hanno eletto il nuovo premier, precedentemente (N.d.R. dal 2013) ambasciatore del Libano in Germania, Mustapha Adib. Afiliato a un piccolo partito sunnita guidato dall’ex primo ministro Najib Mikati, oggi Adib ha ricevuto l’approvazione della maggior parte dei gruppi parlamentari, compreso l’Hezbollah, il partito politico sciita del Libano, voluto dall’omonima organizzazione paramilitare libanese, nata nel giugno del 1982, oggi presieduto dal segretario generale Hassan Nasrallah, succeduto ad Abbas Al-Musawi dopo la sua morte nel 1992.
“Non c’è tempo per parlare, promesse e desideri. È tempo di agire”, ha detto Adib, in un breve discorso di accettazione dal palazzo presidenziale dove il presidente Michel Aoun gli ha affidato il compito di formare il prossimo governo del paese. Dopo il suo discorso, il premier designato si è diretto nei quartieri di Gemmayze e Mar Mkhayel, che sono stati gravemente danneggiati da un’esplosione che ha squarciato Beirut all’inizio di questo mese. La designazione di Adib arriva un giorno prima della scadenza del 1 settembre fissata da Macron per il “cambiamento politico”. Questo il motivo di tanta fretta per il nuovo incarico. La visita di Macron, che è appena sbarcato a Beirut, ovviamente non ha il solo obiettivo di celebrare stasera assieme alle autorità libanesi il centenario del Grande Libano, il precursore dello Stato moderno, fondato dalla Francia, ma anche quello di cercare una mediazione allo scopo di porre fine alla crisi politica ed economica in Libano.
Il presidente libanese non vuole dimettersi
Il presidente libanese non ha nessuna intenzione di dimettersi soprattutto dopo l’esplosione mortale avvenuta nel porto di Beirut. Il crollo economico del Libano, ha fatto salire il tasso di povertà alle stelle e ha provocato disordini in tutto il paese mentre cresceva il malcontento popolare contro l’élite politica. Le proteste popolari che sono spesso scoppiate per le strade del Libano dalla fine del 2019 hanno chiesto una revisione del sistema di condivisione del potere. Quelle grida si sono fatte più forti dopo che l’esplosione del 4 agosto che ha devastato diversi quartieri di Beirut, uccidendo 190 persone e ferendone più di 6.000. L’esplosione è stata collegata all’incuria del governo che ha lasciato incustodite quasi 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio che erano rimaste immagazzinate nel porto nella capitale da 6 anni. Alcuni giorni dopo l’esplosione, il Primo Ministro Hassan Diab, un sedicente tecnocrate, si è dimesso. Nel suo discorso di dimissioni, Diab ha rimproverato l’elite politica libanese, accusandola di ostacolare le riforme economiche e politiche.
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